No, non ce la faccio a festeggiare e no non ce la faccio a essere gioiosa e dispensatrice di auguri per tutti.
Però se lo fai notare diventi quella che rompe le uova nel paniere, quella inopportuna che rovina il clima di festa. Ma sono davvero io che rovino il clima di festa? O sono solo quella che non riesce a darsi pace per come stanno le cose?
Quest'anno non riesco a essere felice. Il 2011 è stato uno schifo e non posso credere che il solo fatto di girare una pagina di calendario possa cambiare le cose. Di propositi e di impegno ce ne sono stati e non sono certo dipesi da date. Sono stanca di fallire. Sarà perché sono a letto con l'influenza, o perché non sono dove vorrei essere, fatto sta che non ho voglia di festeggiare e mi irrita la gioia degli altri.
Mi sento cattiva ma non posso evitarlo. Mi irrita la gioia degli altri.
Forse perché la vedo un po' fasulla o perché la vedo un po' costruita sulle disgrazie degli altri.
L'unica cosa che riesco a vedere è di avere 30 e non avere nulla in mano.
E non mi riferisco a un lavoro o a una casa, che quelli in qualche modo si trovano.
Mi manca altro, molto altro. Mi mancano interi pezzi di me stessa che credevo di aver trovato e invece di colpo rivedo i vuoti nella mia sagoma. Mi irritano queste maledette campane di chiesa che sembrano ricordarti che niente cambierà mai, mi irritano le persone che fanno regali perché sono stanca di scambi di oggetti senza una storia, mi irrita chi non capisce il valore affettivo che può avere per te il semplice spazio di una camera.
Mi irrita la gente che pretende di condividere quello che pensi o che provi per aiutarti. Amore dovrebbe significare sostenere a prescindere.
Volete brindare a tutti i costi e fare i filosofi che traggono grandi insegnamenti dalle sventure? Brindiamo pure!
Brindiamo al lavoro che non ho più, probabilmente perché non ho taciuto invece di subire.
Brindiamo alle amicizie che si dimenticano di te quando non servi più.
Brindiamo ai soldi spesi per i dottori che ti fanno solo sentire più malata.
Brindiamo a tutti quegli investimenti su di me che non ho fatto perché le tonnellate di sensi di colpa che mi schiacchiavano mi hanno costretta ad avere priorità diverse.
Brindiamo a tutte le cose che alla mia veneranda età ancora non so fare e a quelle che non ho fatto e che non torneranno più. Inutile fare gli ottimisti del cazzo, mi mancano come un macigno.
Brindiamo alle persone che approfittano di te e forse ben mi sta, perché in fondo me la cerco se sono troppo disponibile.
Brindiamo a questa avventura della vertenza sindacale, per la quale so già che nessun collega mi aiuterà perché è facile lamentarsi ma quando si tratta di agire siamo tutti eroi della crisi.
E poi brindiamo alle priorità sbagliate, agli errori che si ripetono senza imparare mai, ai libri che non ho letto, alle cose che non so, ai film che non ho visto e alle persone che non ho incontrato, ai viaggi che non ho fatto, alle questioni che non ho chiarito, ai vestiti che non ho comprato, alle risate che non mi sono fatta, alle carezze che non ho dato, agli sguardi che non ho ricambiato, ai piatti che non ho cucinato, alle litigate che ho evitato, alle cure a cui ho rinunciato, alle occasioni di lavoro che non ho colto, alle feste a cui non sono andata, alle sbronze che non mi sono presa, alle sorprese che non ho organizzato, ai traslochi che non ho fatto, alle prove e agli esami da cui sono scappata, al perenne e costante tentativo di recupero, all'affanno di rimanere sempre indietro, alla patente che non ho usato, alle cose che non ho scritto.
Se tutto questo fosse recuperabile avrei un punto di partenza e, quasi senza accorgermene, un progetto.
Ma so bene che non è possibile. Quindi tanti cari auguri.