lunedì 4 marzo 2013

I sogni son desideri.

Vorrei affacciarmi alla finestra ma mi nascondo dietro la tenda.
Ti dà fastidio vedermi.
Un regalo di compleanno che desideravo tanto vedere,
poi mi guardi e mi saluti con trasporto.
E' notte, il tempo del mio sogno.
Parto.

venerdì 8 febbraio 2013

Guardati sempre allo specchio quando piangi

Non staccarti mai dalla tua parte dolorante.
Non cedere alla tentazione di allontanare il dolore o, peggio, di sminuire ciò che ti fa stare male. 
Perché ciò che davvero provoca dolore è ciò che ami. E staccandoti dal dolore ti stacchi da ciò che ami.
Tutto il resto è frustrazione, paura, piccolezza, solitudine.
Tutte cose dalle quali ci si può elevare con facilità, basta lasciarsi andare e amare.
Amare tutto quello che ti circonda, ché è quello il senso di tutto.
Ama il sorriso di chi ti passa accanto e torna dignitosamente nella sua casa dai suoi cari, ama chi ti regala un sorriso mentre ti serve un caffè come se quello fosse il lavoro più bello del mondo, ama chi sa restare e chi sa apprezzare le piccole cose e ha capito che sono quello il senso della vita, ama il prendere un caffè sentendo l'amore che si annida nelle viscere e che ti sfugge al controllo.
Abbandonati.
Solo quello.
Chi ti ama non ti giudica, non farlo tu per loro.

E guardati allo specchio. Tanto. Guardati perché quello che vedono gli altri non ti sia estraneo.
Sentiti. Perché quello che sentono gli altri non ti sia estraneo.

Perché cazzo stai a piange mo?
Che vuoi?
Piangi. Ma piangi serio se devi piangere. Non frignare.

Ti deve uscire dallo stomaco il dolore. Ti deve fare male.
Mo li vedi i tuoi occhi che vivono anche se piangono?

Bene, quello è. Mo asciugati e inizia a salire.
Con tutta la vertigine e la fame e la testa leggera.
Ché forse essere forti significa camminare con la testa leggera e la vertigine costante.
O forse significa che non devi per forza essere forte. Ma non devi frignare, quello no.

Vi porto dentro. In ogni caso. Che lo vogliate o no.

giovedì 7 febbraio 2013

Che ne sarà di noi?



Per fortuna esistono momenti della vita che sanno di inizio, riappropriazione, scoperta, comprensione.
Il rubinetto si apre, i nodi si iniziano ad allentare, la scoperta è grande e dolorosa.
Vivi, esisti, sei. E non puoi farci niente.
Desidera. Impara a desiderare. Chi l'avrebbe mai detto che sarebbe stato così difficoltoso imparare a desiderare? Non dovrebbe essere innato?
Eppure ti guardi indietro e negli anni che sono scorsi inutili ti vedi ad annientare i desideri e le ambizioni per sopportare il peso della mancanza e del fallimento.
Per fortuna un giorno i tasselli vanno al loro posto.
Il quadro non è completo ma capisci che accosti i pezzi giusti. Non sono ancora incastrati materialmente ma vedi già il disegno.
Inibirsi il desiderio e la vita: quale realtà può portarci a fare a noi stessi una cosa così orrenda? Come può una bambina capire questo? E si può perdonarsi di averlo capito tardi?
Si deve. Punto. Se si vuole andare avanti, si deve.

E adesso so che non ho niente di sbagliato.
Che la mia sofferenza non nasce dalla mia inadeguatezza.
Sono una persona normale con i suoi dubbi, le sue paure, i suoi errori,
i suoi capricci e le sue fisse, ma anche i suoi sorrisi e i suoi slanci.
E così, assieme al nodo che comincia ad allentarsi, capisci che non ci sarà un "punto di svolta", un fatidico momento dopo il quale tutto sarà perfetto, dopo il quale TU sarai perfetta e quindi degna di essere amata.
Sei nella mischia, come tutti, con le paure di tutti, esattamente come loro.
Allora puoi alzarti la mattina, decidere che ai problemi oggi non vuoi pensarci, (tanto non si risolvono se ci pensi ossessivamente) e preoccuparti di stare assieme agli altri.
Che avranno i tuoi stessi problemi, le tue stesse paure e i tuoi stessi dubbi.
Tira un sospiro di sollievo.
Nessuno ti chiede di essere perfetta come tu non lo chiedi agli altri.
Te lo sei chiesto solo tu.
Sempre e solo tu, Dona.

domenica 20 gennaio 2013

La geografia del "mio" cammino



E di chi sarà il coraggio allora se non sarà il mio
se si spegne quella luce resto io
di chi è la più profonda decisione
al di la dei sogni appesi ad una canzone

oggi riconosco il suono della voce di chi sono
e mi fido di un passato carico d'ingenuità
di chi va dallo stupore ad un'altra età
perché quando sembra tutto poco chiaro
se mi fermo alla ricerca di un pensiero
scopro in uno specchio il cielo
è la geografia del mio cammino

da me, torno da me, perché ho imparato
a farmi compagnia
dentro di me, rinasco e frego la malinconia
bella come non mi sono vista mai
io mai

fianco a fianco al mio destino scritto nelle linee della mano
l'uragano che mi gira intorno sono solo iovedo la speranza in fondo a quell'oblio
il difetto è l'esperienza che non ho ancora
ma non me ne prendo cura, non ho più paura

da me torno da me, perché ho imparato a farmi compagnia
dentro di me, ripeto una bestemmia una poesia,
belle come io non l'ho sentita mai, io mai
occhi dritti all'orizzonte, sull'asfalto lascio le mie impronte
cos'è la solitudine
cos'è
ho voglia di deciderlo da me
da me...

torno da me, da me per non andarmene più via
torno da me...
scopro in uno specchio il cielo
è la geografia del mio cammino
del mio cammino.


Torno da me, come se me ne fossi andata. Ma non me ne sono andata, è che non ci sono stata.
Perché quando non ti ami non ci sei. E' questa la chiave. Non c'è nessun percorso, nessun trovarsi, nessuna Dona perfetta e migliore da ricercare e presentare agli altri. Il punto è volersi bene. Volere bene alle debolezze, alle incertezze, ai dubbi, alle paure, farle amiche ché tanto lì stanno. E sentirsi umani, senza l'ansia di essere perfetti. Tanto l'unica cosa che ottieni alla fine è di essere più che imperfetta.
Allora basta, ma basta davvero e voglio che sia l'ultima volta che dico queste parole.
Non perché non cadrò ancora, ma perché sentirò il percorso delle cose.
Non voglio più curarmi di cosa gli altri si aspettano che io sia. Non posso più portare questo peso.
Voglio essere ed esserci.
Ho un'idea di come sono. E di sicuro ho ben chiaro adesso come voglio essere.
Conosco il senso del mio stare qui. Curioso realizzare che l'avevo sempre saputo ma lo avevo dato per scontato. Eppure non gli avevo dato meno valore.
Ho un programma preciso e pieno di aspettative. Ma c'è qualcosa di diverso questa volta.
So che non fallirò, e se anche il percorso dovesse essere molto diverso da quello tracciato so che saprò farlo mio e tenermelo nel cuore.

Viaggerò. Perché so che incontrare l'umanità è una delle cose più preziose che riesco a immaginare.
Perché siamo l'umanità che incontriamo, ma sopratutto l'umanità che siamo capaci di incontrare.
Voglio scontrarmi con la mia paura degli aerei, con il mio imbarazzo quasi terrore di stare in una stanza con persone che non conosco. Voglio avere fiducia nel mio riconoscere quelli "giusti" al primo colpo mediando con la consapevolezza che bisogna imparare a riconoscere le emozioni (o forse dovrei dire "conoscere" senza "ri") in tutte le forme che possono avere. Fuori dagli schemi per creare trasformazione.
Che possa imparare a capire quando sono io e quando no.
Iniziare a vedere le sfumature come corpo perché io sono sia bianco che nero e quello che c'è in mezzo mi appartiene. Non devo scegliere. Che liberazione!

Voglio imparare a fare, perché finora ho sognato tanto ma ho fatto poco.
E quello che ho fatto, riconoscerlo.
Smettere di sminuirmi in continuazione e riacquistare percezione della dimensione delle cose e delle situazioni.
Sento un rubinetto che si apre e tutto si affolla. Non riesco a ordinare pensieri e parole e tutto si riduce a frasi semplici e stupide come sottotitoli, con sintassi semplificata per passi troppo lunghi.
Ma sopratutto...voglio imparare a scrivere, perché delle meraviglie di consapevolezze che la mia mente ha partorito in questi giorni, non riesco a scrivere decentemente mezza riga.

Ho troppo amore in queste viscere. Perché devo tenerlo lì a marcire?

martedì 21 agosto 2012

you can get addicted to a certain kind of sadness

Il dolore crea nidi. O forse dovrei dire il vittimismo, la scelta della strada più facile, l'indolenza, la paura e il narcisismo creano nidi. E' difficile sfasciare il nido, rifarlo e riconoscerlo.
Ecco, forse la parte più brutta è riconoscersi in questa forma nuova.
Siamo così abituati a pensare, essere e agire in un determinato modo che non ci riconosciamo in nessun altro aspetto.
Forse l'unica via per sentire propria questa nuova forma è amarla come se in essa fossimo i veri noi stessi.
E' questa la Dona vera. Posso imparare ad amarla ogni giorno un po' di più e a difenderla dal nido di prima che cerca di riprendersi la sua forma.
Saranno necessari cambiamenti di percorsi, svolte, coraggio, nuove persone e strade e luoghi e momenti, allontanamenti e avvicinamenti. Ma ti difenderò.
A qualsiasi costo.
Forse la prima esperienza di maternità è con sé stessi.

venerdì 13 aprile 2012

Principessa docet.

E' vigliacco e arrogante dare la colpa a me di tutto.
"Hai un problema con te stessa". Sì ce l'ho. Ma non c'entra niente col fatto che tu non pulisci il bagno.

Credo di aver preso un paio di chili, forse è solo un'impressione di gonfiore.
Ma 'stasera sarò clemente. Meglio avere due chili in più che essere come te.

Non mi sento voluta bene. In generale.
Non è vero che se non ti vuoi bene tu gli altri non te ne vorranno.
A volte hai bisogno che gli altri vogliano bene anche alla tua parte meno bella. E' quello l'amore.
Ed è dura ricevere questi colpi in un momento in cui invece avrei solo bisogno di conferme. Anche piccole.


giovedì 15 marzo 2012

Brucaliffo



Chi esser tu?














Non lo so.